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PadovaOggi – 2 settembre 2019

European Gospel Festival a Montegrotto: un successo che diventerà la Festa della Musica

European Gospel Festival a Montegrotto: un successo che diventerà la Festa della Musica Un successo prevedibile ma nella sua misura inaspettato: il fine settimana dell’European Gospel Festival con cori provenienti dall’Italia, ma anche dai Caraibi, dal Portogallo e dalla Slovenia ha richiamato a Montegrotto Terme migliaia di persone, in un clima di festa che ha contagiato anche i turisti in città per le cure termali. “In piazza Carmignoto – commenta l’assessore agli Eventi Turistici Laura Zanotto – abbiamo respirato davvero un bel modo di stare insieme divertendosi , per questo, in accordo con gli uffici comunali e con gli organizzatori dell’evento abbiamo deciso che nel 2020 l’European Gospel Festival si terrà ancora a Montegrotto Terme e sarà il nostro evento in occasione della festa della musica. Le date saranno 19 – 20 e 21 giugno con la serata finale in occasione del Solstizio d’estate”. Il contest corale è stato vinto dal BruCo Gospel Choir ; proprio per il bellissimo clima di scambio che si è creato, i vincitori hanno deciso di dividere il premio di tre mila euro con gli altri partecipanti: Loxton Mitchell (Grenada, Caraibi), Coro Gospel Ponte de Sor (Portogallo), Roma Gospel Voices (Italia), BeeGeesus (Slovenia). I cantanti che da giovedì a domenica si sono esibiti sul palco di piazza Carmignoto e Primo Maggio sono stati oltre 200. La prima edizione del “European Gospel Festival” è stata organizzata dall’Associazione “100% Gospel” in collaborazione con il Comune di Montegrotto Terme“.

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EUROPEAN GOSPEL FESTIVAL “Live Montegrotto Terme 29/30/31-08-19”

Si respira aria internazionale, a fine agosto 2019 a Montegrotto Terme (Padova), tra presentazioni mezze in italiano mezze in inglese. Non dev’essere stato facile, organizzare un festival gospel, con 4 cori in gara (più due cori ospiti ed un solista), provenienti dall’Italia, dalla Slovenia e dal Portogallo, con una giuria costituita da tre membri del London Community Gospel Choir: Bazil Meade, fondatore e direttore, il produttore e fratello Leonn Marcel Meade, e Carla Jane, lead singer. Eppure è andato tutto strepitosamente bene, alla prima edizione dell’European Gospel Festival. Nella tre giorni, in giornata ci sono stati i workshop dei tre giurati, dove tutti i coristi hanno approfondito la loro disciplina canora, ed imparato tre brani che alla fine dell’ultima serata hanno cantato tutti insieme: più di cento cantanti uniti, la forza del gospel aumentata al cubo. Durante la prima serata, il 29 agosto, in Piazza Carmignoto si è svolta la cerimonia d’apertura, ma il 30 ed il 31 sono state le vere e proprie serate di competizione. Eppure non si è mai percepita la sensazione di antagonismo: le serate sono state aperte dai cori fuori gara, e sembrava che lo fossero anche i successivi concorrenti. Aprono lo spettacolo i Freevoices da Roma, che eseguono l’Alleluja di Händel con gli accenti sincopati, “Redemption Song” di Bob Marley, “Africa” dei Toto (per la quale sembrano essersi ispirati dalla versione dei canadesi Choir! Choir! Choir!) e “Shosholoza”, considerato il secondo inno nazionale in Sudafrica per la sua importanza storica. Il Coro portoghese di Ponte de Sor invece ha proposto, tra le altre, una scatenata “I know that I can make it” con la voce solista che incalza il coro, come nelle messe evangeliche. E la tipica corsa finale, con tutto il coro che batte le mani in levare… e il pubblico che come al solito si ostina a batterle in battere… prima o poi impareremo la bellezza del levare anche in Italia! Poi è stato il turno del BruCo Gospel Choir, di Milano, che si è mantenuto più sobrio e composto, anche se l’ultimo brano “I will bless the Lord” aveva un irresistibile groove. La serata del 30 si è conclusa con l’esibizione dei tre membri della giuria, e la classe non è acqua. L’apertura del 31 è stata affidata agli Animula Gospel Singers da Verona, che vestiti con abiti tradizionali, hanno coinvolto il pubblico facendolo anche cantare, diviso in due metà. Poi, e mi voglio sbilanciare, sono arrivati gli sloveni Bee Geesus. Già il nome è un programma. A mio umile avviso sono stati i più completi, per quanto riguarda tradizione e innovazione. In 5 brani hanno fatto di tutto: oltre al coro, il direttore e un altro membro sono due abili beatboxer, e con questa tecnica hanno ritmato il pezzo di apertura e quello di chiusura. Poi un gospel classico. Una bellissima “Rivers of Babylon” (classico gospel del 1970 dei Melodians del quale è celebre la cover dei Boney M), stavolta rivisitata. E in mezzo a tutto questo, uno spiritual drammatico e dilatato, in tonalità minore, che ha generato un applauso più lungo del normale. Eravamo impalliditi. Dopo di loro, l’emozione è continuata con l’ospite caraibico Loxton Mitchell, da Grenada con amore, con brani intimi cantati con la chitarra acustica e un arrangiamento soffice della band degli udinesi Harmony Gospel Singers (che ha accompagnato tutti i cori che lo richiedevano). Ultimo coro in gara, i Roma Gospel Voices, dove il direttore, forse un po’ impacciato nel parlare al pubblico, ha invece ottenuto dal coro un difficilissimo effetto di crescendo e decrescendo repentino, con continui stop ben sincronizzati. Per poi chiudere con una divertente concessione rock and roll. Dopo l’esibizione finale di tutti i coristi insieme, al momento della premiazione, è successa una cosa bellissima. Hanno vinto i BruCo Gospel Choir, contro le mie aspettative (ma io non sono così esperto di gospel). E nel ricevere l’assegno gigante, il direttore del coro vincitore ha annunciato che dividerà il premio con gli altri cori. Perché, ha detto, sono tutti vincitori. Decisioni simili, nei concorsi pop e rock non le vedo mai. Forse è vero che la forza della fede aiuta a vedere le cose con occhi diversi, e dopo due sere di invocazioni a Jesus si è un po’ ammorbidito anche il mio cuore ateo ed acido. (Gilberto Ongaro)